Ecco, basta pronunciare la parola Ipnosi che immediatamente molti di voi penseranno a uomini e donne trasformati in galli e galline ruspanti non più in grado di intendere e volere, altri al vulcanico Giucas e al suo celeberrimo “quando te lo dico io”, quasi tutti a qualcosa di magico e di esoterico, del tutto irrazionale e irrazionalizzabile. Per questi e probabilmente altri comprensibili motivi correlati all’aura leggendaria-mitologica che nel tempo, ahimè, si è creata intorno al vasto ambito ipnotistico, mi trovo spesso a far fronte a persone che mi chiedono con fare intimorito: “Si perde il controllo? Sotto ipnosi perderò il controllo?”.
Perché abbiamo paura di perdere il controllo?
Ora, da dove nasce tutta questa paura di perdere il controllo e soprattutto perché? La sopracitata domanda, posta dai tanti interessati al suggestivo mondo dell’Ipnosi, implica anzitutto che esista la possibilità di tenere sotto controllo tutto ciò che ha a che fare con la nostra vita, perlomeno di giorno, durante il nostro stato abituale di Coscienza o di veglia diurno. Il nostro Io Cosciente sarebbe dunque in grado di possedere il controllo di tutto ciò che c’è intorno a noi, della realtà circostante, non è vero? Pensateci bene, ne siete davvero così certi?
Partiamo subito con il dire che le cose più importanti ed essenziali della nostra esistenza, qui su questa terra, non dipendono da noi, ossia sono fuori dal nostro controllo: non decidiamo noi quando venire al mondo, non decideremo noi quando uscirne (esclusi i casi estremi di suicidio e di eutanasia di cui parleremo molto probabilmente in un altro articolo) e soprattutto non siamo noi a scegliere se e quando innamorarci (nonostante tutti gli sforzi possibili per razionalizzare i nostri sentimenti). Certo, direte voi, passi il fatto di non possedere il controllo per quanto riguarda questi grandi ed eterni temi esistenziali! Ma per il resto? Come la mettiamo? Non sono io che ogni qual volta faccio e soprattutto scelgo di fare una determinata cosa piuttosto che un’altra?
Coscienza e Controllo
Ebbene, coltivare pie illusioni non sempre risulta pacifico. Evitando di inoltrarmi lungo sentieri filosofici arditi che conducono alla grande questione del cosiddetto “libero arbitrio” e allo stesso tempo risparmiandomi di giocare il jolly “Inconscio” per giustificare tutto quel che della psiche non si può spiegare, mi basta chiedervi: “Siete davvero sicuri di essere sempre coscienti, perlomeno durante le ore diurne, quando non state dormendo, di quello che state facendo?”. Ad esempio – e spesso durante le mie conferenze mi capita di porre proprio questa domanda – siete in grado di dirmi con assoluta certezza se oggi avete respirato? Certo siete vivi, per cui immagino di sì, ma siete stati davvero consapevoli del vostro respiro, vi siete posti in suo ascolto, avete sentito il vostro sentire? Solitamente le reazioni oscillano tra lo stupore, l’irritazione e l’ansia. Ebbene, voglio tranquillizzarvi, non c’è nulla di preoccupante, tanto meno di patologico.
Semplicemente la nostra psiche, durante il giorno, con la sua attenzione generalizzata nei confronti del mondo esterno riesce ad elaborare mediamente dai cinque ai sette stimoli contemporaneamente. Per cui tante cose inevitabilmente ci sfuggono. Oltretutto, ciò non significa affatto esserne coscienti e dunque averne il pieno controllo, soprattutto quando ci capita di concentrarci su qualcosa di particolare, che spesso ci porta a dimenticare chi c’è intorno a noi, il luogo dove ci troviamo, magari perfino le altre cose che stavamo facendo. In termini tecnici noi ipnotisti definiremmo questo naturale processo come “Focalizzazione”. Due esempi piuttosto semplici e banali: siamo completamente assorbiti da un importante compito che richiede estrema concentrazione mentale, seduti di fronte ad un pc, in poco tempo perdiamo la cognizione sia del tempo sia del nostro corpo, non facciamo più caso all’orario, dimentichiamo di mangiare e ci rialziamo completamente intorpiditi; stiamo guidando la nostra auto lungo il quotidiano tragitto casa-lavoro, pensieri e preoccupazioni cominciano a solcare la nostra mente, inseriamo il “pilota automatico” che ci conduce esattamente nel luogo dove saremmo dovuti arrivare, nel frattempo abbiamo continuato ad incrementare ossessivamente il nostro “film mentale”.
Queste comuni e naturali forme di cosiddetta “dissociazione mentale” non sono ovviamente preoccupanti. Anzi, il più delle volte sono estremamente funzionali alla buona riuscita di una determinata mansione. La nostra psiche contiene delle “mappe mentali” che ha edificato nel tempo, le quali sono fornite di schemi, script e automatismi, i quali ci permettono di economizzare al massimo il rapporto tra costi e benefici. Pensate a questo proposito cosa succederebbe se, ogni qual volta decideste di mettere in moto la vostra auto, foste costretti a ripartire da quella prima volta in cui vi siete seduti, avete tolto il freno a mano, avete appoggiato il piede sinistro sulla frizione, avete girato la chiave in senso orario, avete leggermente appoggiato il piede destro sull’acceleratore, inserito la prima marcia e incominciato a muovervi… un incubo, non è vero? Per fortuna, una volta imparato a guidare, nella mia mente si crea una specie di mappa che posso recuperare ogni volta che voglio, la quale si consolida nel tempo connotandosi come esperienza, abitudine e automatismo.
Perché automatismi e mappe mentali sono così importanti
Ottimo, non è vero? Non sempre purtroppo. Il problema di questi automatismi, inconsci perché non più consapevoli, risiede nel fatto che non riguardano soltanto come guidare un auto, ma influenzano in modo determinante anche altre questioni che sicuramente ci stanno molto più a cuore: il nostro atteggiamento nei confronti degli altri e del mondo esterno, i nostri rapporti interpersonali sia in famiglia che sul lavoro, le nostre relazioni affettive in ambito sentimentale, nelle amicizie e nell’amore. Esempio generale e ahinoi estremamente frequente: conosco una persona, instauro immediatamente un entusiastico rapporto di complicità, dopo qualche mese o a volte qualche anno comincio a non “riconoscerla” più, inizia ad apparirmi sempre più irritante e soffocante, giungo al culmine della mia capacità di sopportazione, esplodo, finisco per ferirla e ferirmi a mia volta, fine della storia.
Come potete ben immaginare, in questo e in tanti altri casi comprendere le nostre “mappe mentali”, la nostra “visione del mondo”, risulta fondamentale per evitare di replicare dinamiche relazionali non più soddisfacenti o addirittura disfunzionali e degeneranti.
L’ipnosi e il risveglio dell’Io
Ma allora, tornando al tema dal quale siamo partiti, di quale controllo stiamo parlando? Nel momento in cui non so cosa sto davvero facendo, non so cosa sto davvero comunicando agli altri e soprattutto non so quali dinamiche relazionali contribuisco a creare e rafforzare nel tempo, come posso temere di perdere il controllo? Se tutto questo non avesse ricadute drammatiche nelle vite concrete e quotidiane di molti di noi, potrebbe apparire quasi divertente. Ma nonostante ciò, il nostro Io diurno, cosiddetto cosciente, si culla imperterrito nell’illusoria pretesa di avere tutto sotto controllo. Chissà, probabilmente perché è pur sempre preferibile rinchiudersi in una gabbia che conosco, scivolando giorno dopo giorno nell’oblio di Sé, piuttosto che aprirsi a qualcos’altro, ignoto e sconosciuto, il quale magari potrebbe concederci la possibilità di intravedere nuovi spiragli, nuovi inesplorati orizzonti di senso.
Ecco perché, dal mio punto di vista, non soltanto l’Ipnosi non ha nulla a che fare con la perdita di controllo, così come purtroppo viene ancora spacciato da più parti, bensì con il concedersi la possibilità di risvegliarsi, di aprire nuovamente gli occhi sulla realtà circostante e di cogliere altri punti di vista, altre stimolanti prospettive dalle quali comprendere meglio se stessi e soprattutto se stessi in relazione agli altri.
Su questi temi così importanti e centrali ci torneremo sicuramente, ampliando la parte dedicata all’applicazione pratica.
Nel frattempo, buon Risveglio a tutti 😉