Un mio precedente articolo parlava del legame, a mio avviso imprescindibile, tra ipnosi e risveglio: entrare in uno stato ipnotico significa uscire dall’illusione multiforme di Maya, riaccordarsi con il proprio potere di immaginazione e risvegliarsi allo Spirito Vivente. Tutto ciò ha a che fare anche e inevitabilmente con l’essere liberi. Purtroppo la parola “Libertà” oggi è sempre più utilizzata con accezioni devianti e diciamo pure desertificanti per la psiche-anima dell’essere umano. Vediamo di riportare alla luce il suo senso originario.
Libertà negativa e Libertà positiva
Sgomberato immediatamente il campo dalla puerile ed evanescente concezione di Libertà intesa come “faccio un po’ come c…. mi pare”, e connotata dalle espressioni di uso comune quali “echissenefrega”, “l’importante è ciò che fa stare bene ME”, “sono adulto e vaccinato, non devo rendere mica conto a nessuno IO”, dove si può notare la centralità dell’Ego, inteso come agente desiderante, illusoriamente convinto di vivere come monade isolata dal resto del mondo, alla caccia perenne della propria estemporanea ed effimera soddisfazione personale, possiamo ampliare il discorso scomodando il pensatore liberale Isaiah Berlin. Egli distingue tra “Libertà negativa” o “libertà da” e Libertà positiva o “libertà di”: nel primo caso la libertà è intesa come assenza di vincoli e costrizioni, nel secondo caso è concepita in termini pro-attivi come capacità di agire perseguendo i propri obiettivi. A livello sequenziale la seconda segue abitualmente la prima: se ad esempio mi trovo rinchiuso in una prigione di massima sicurezza, il mio primo pensiero sarà quello di liberarmi da questa condizione per poi, in un secondo tempo, dirigermi verso ciò che ritengo possa essere desiderabile per la mia esistenza. La nuova situazione, tanto agognata, in cui finalmente potrei ritrovarmi non è però affatto detto che non costituisca una nuova prigione: una prigione nella quale io stesso ho scelto liberamente di infilarmi. Ecco perché “bisogna essere molto cauti nell’esprimere desideri, essi potrebbero avverarsi” e il sogno trasformarsi in incubo. Ma questa è un’altra storia, almeno in apparenza.
Libertà, Autenticità e Auto-Determinazione
In ogni caso accogliamo con giubilo la concezione di “Libertà positiva”: sono libero di desiderare, progettare, creare! Già, che bello! Ma… che cosa? Come posso realizzare qualcosa nella libera manifestazione della mia natura se non so chi sono, se non conosco i miei bisogni, le mie paure, i miei limiti e le mie potenzialità? Ecco risuonare di nuovo l’antico motto delfico “conosci te stesso”, che originariamente significava riconosci anzitutto i tuoi limiti, intesi nella doppia accezione di: consapevolezza di essere mortale, consapevolezza di poter giungere ad una forma armoniosa. Il limite è sia ciò che blocca, sia allo stesso tempo ciò che ci permette di evolvere. L’estremo limite, perlomeno su questa terra, è rappresentato dalla Morte. Non a caso tutte le antiche scuole sapienziali incentravano gran parte della loro formazione iniziatica sulla cosiddetta Meditatio Mortis, allo scopo di liberarsi dalla paura della morte (libertà negativa) per vivere pienamente la vita (libertà positiva). Se non riflettiamo su questo punto rischiamo di scambiare la nostra libertà per capriccio, piacere, soddisfazione, fuga e persino dipendenza e attaccamento. Soltanto colui che ha davvero fatto i conti sino in fondo con le proprie paure più ataviche e con i suoi desideri più profondi può definirsi libero. Ed ecco che allora Libertà coincide con l’esprimere autenticamente se stessi e con la capacità di auto-determinarsi responsabilmente nel rispetto di se stesso e degli altri. Al di là della mente con i suoi vorticosi pensieri, al di là del ventre con i suoi famelici impulsi, vi è la “Via del Cuore”, la nostra autentica essenza vitale.
Libertà, Necessità e Vocazione
La libertà così intesa ci conduce, come ben sapevano le antiche scuole ellenistiche, alla Felicità intesa come Eudaimonia, ossia letteralmente “buon demone/buon destino”, e che potremmo tradurre suggestivamente, seguendo la filosofa Martha Nussbaum, come “Fioritura di Sé”, piena realizzazione di tutte le nostre potenzialità. Ciò avviene quando, riaccordandoci con il nostro cuore, ossia il nostro sentire più autentico e profondo, diamo ascolto a quella voce presente in ciascuno di noi, a quel “demone interiore” che ci richiama a noi stessi. Questo è lo splendido significato della parola “vocazione”, ripulito di tutti i detriti religiosi e riportato alla sua originaria grandezza esistenziale. Ed ecco che allora, non potendo non ascoltare quella voce interiore, libertà e necessità finiscono per coincidere: sono libero quando agisco in conformità a ciò che sono e non posso non essere. Riconosco chi sono. Questo è il mio destino, lo riconosco e lo accetto. E allora sì che possiamo dire, insieme a Nietzsche, con ferma e pacifica convinzione: “Chi ha un perché per vivere, sopporta ogni come”.
L’Ipnosi, al suo livello più alto e a partire da questa visione, favorisce potentemente, attraverso tutta una serie di tecniche e di esercizi fondati sull’Imaginatio Vera, proprio quell’incontro profondo e autentico con noi stessi, al fine di poter lasciar emergere tutte quelle nostre potenzialità, essenziali per realizzarci come fiori danzanti, che colorano e inebriano le campagne circostanti di gioia. Abbiate cura del dono che serbate. Ricordatevi di splendere.